E' in preparazione il n. 12 di IF dedicato alla "SF Sociologica". La rivista ha 128 pagine, costa solo € 8 ed è acquistabile presso l'editore Solfanelli o in abbonamento postale.
L'Editoriale di questo numero
LA SF SOCIOLOGICA E LE PAURE SOCIALI DEL FANTASTICO
C’era una volta la SF sociologica. Attorno agli
anni Sessanta, prima della svolta politica del ’68 e della conseguente “pausa
di riflessione”, alcuni scrittori presero a misurarsi con temi più immediatamente
vicini alla società del tempo. Segno di disagio o di una rinnovata coscienza
civile, ma anche di un’improvvisa stanchezza per la narrativa tradizionale, con
i suoi razzi, i viaggi interplanetari, le invasioni aliene e le colonizzazioni galattiche.
Finito il tempo della guerra fredda, che aveva contrassegnato gli anni ’50 con
la paura dell’invasione comunista, metaforizzata nelle Starship Troopers (1959)
di Heinlein e nei baccelli dei Body Snatchers (1954) di Jack Finney, la SF
torna ad occuparsi del futuro imminente.
La definiscono SF sociologica per sfumare la sua
componente scientifica e mettere in risalto la
sua vocazione critica nei confronti di una
società postbellica che sta cambiando rapidamente, affrettandosi
verso un futuro che non sembra poi così
lontano. A differenza dei romanzi distopici di
Wells, Orwell e Huxley, la SF sociologica è più leggera,
pervasa di una trasparente ironia. Critica il presente con
occhio divertito, mettendo
in guardia contro la diversità possibile senza eccessivo pessimismo. La sua componente
ottimistica, tipica del modello americano, non le impedisce
di trattare con mano ferrea problemi sociali
di grande rilevanza, certe volte anticipandone
il verificarsi: si veda il caso di Pohl e
Kornbluth (The Space Merchants, 1952) e dell’invadenza
della pubblicità. Ma il timore sociale più
avvertito in quel periodo di crescita
economica, di benessere generalizzato e di fiducia nel progresso, che Bauman ha definito “i gloriosi trenta”, è la sovrappopolazione.
L’incubo di un mondo minacciato dalla più terribile delle profezie malthusiane,
provocato dall’allungamento della vita media e dai progressi della medicina.
Perché la sovrappopolazione non è solo affollamento, riduzione degli spazi,
coabitazione, ma soprattutto condivisione delle sempre più ridotte riserve alimentari.
Harry Harrison, pseudonimo di Henry Maxwell Dempsey (1925- 2012), ci ha offerto
con Largo! Largo! (Make Room! Make Room!, 1966) l’inquietante affresco di un
futuro ammalato di sovrappopolazione, dove si può uccidere per un secchio d’acqua
potabile e l’energia elettrica si ricava dalla dinamo di una vecchia bicicletta.
Più simile a un quartiere degradato di Bangkok che a una metropoli
super-tecnologizzata del futuro, la sua New York del 1999 è un luogo orribile
che dimostra l’inutilità dell’esistenza quando è priva dello spazio vitale.
Oggi che altri orrori, ben più cruenti, hanno preso
il posto della minaccia della sovrappopolazione, la SF sociologica degli anni
Sessanta ha perduto un po’ del suo carattere provocatorio, ma non di interesse
per chi guarda a un futuro denso di incognite. La componente sociologica, semmai,
è divenuta una costante di buona parte della narrativa fantastica, ormai lontana
da un contenuto puramente d’evasione e dal piacere dell’avventura fine a se stesso.
Nella sua parabola la fantascienza, come ogni altro prodotto culturale, torna
sempre all’uomo.
In questo numero di IF presentiamo una serie di
saggi di grande rilievo: Riccardo Gramantieri su Skinner, Roberta Amato su Doris
Lessing, Giuseppe Panella su Pohl e Kornbluth, Stefano Manferlotti su Wells e Saramago,
Guido Bulla su Connolly e Orwell, Bruna Mancini su Ballard, Giuseppe Lippi su Buzzati,
Annamaria Fassio su Tevis e Gian Filippo Pizzo su Asimov. A seguire la seconda parte
del lungo saggio di Arielle Saiber sulla fantascienza italiana e la rassegna di
Claudio Asciuti sul cinema giapponese, oltre a una vasta serie di recensioni
nella sezione “Visti& Letti”, che è stata ampliata per dare più spazio
alla critica. (C.B.)
1 commento:
Il comunicato è stato pubblicato sul mio blog...
http://michelenigro.wordpress.com/2013/03/11/la-sf-sociologica-e-le-paure-sociali-del-fantastico/
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