sabato 17 luglio 2010

"La fantascienza vince la sfida dell'egemonia" di Riccardo Notte (Il Secolo d'Italia, 17/07/2010)

Compie in questi giorni un anno esatto la rivista IF, trimestrale dell'insolito e del fantastico pubblicato dal Gruppo Editoriale Tabula Fati. È un traguardo ragguardevole, se si considera che in Italia non esisteva un periodico di alto profilo interamente dedicato a quel fatale e affascinante cosmo del racconto straordinario che fatica a essere incapsulato in un genere. Chi possiede un minimo di memoria storica ricorderà che questo lussureggiante territorio della creatività nel nostro paese è stato per decenni proditoriamente circondato dal deserto. Era anche questo l'effetto della vecchia egemonia. La critica che occupava i piani alti della stampa quotidiana e settimanale, tollerava poco e male la fantascienza e il fantastico in generale. Perciò la comunicazione viaggiava soprattutto nell'underground, affidata a pubblicazioni quasi sempre di nicchia: un vuoto che si avvertiva, perché contraddiceva la straordinaria attenzione dei lettori a una forma di espressione considerata figlia di un dio minore. Eppure il Fantastico otteneva e ottiene ampi consensi. I numeri parlano chiaro: l'Italia vanta da tempo un fiorente mercato editoriale, il quale offre novità, ristampe, inediti, nonché un parterre di tutto rispetto di talenti autoctoni. Questo complesso universo è peraltro particolarmente ricettivo, non teme contaminazioni e accetta con invidiabile apertura contributi provenienti da paesi culturalmente distanti dal modello americano, intorno al quale il vasto pubblico ha orbitato per più decenni.
Però, è anche noto che la cultura accademica registra in ritardo ciò che altrove è dato per scontato. Se si escludono i lavori di alcuni pionieristici studiosi, per il resto sul fantastico si stendeva fino a non molto tempo fa l'ombra del sospetto. Si scambiava l'evasione per l'evasività, o al più si accettava di buon grado la versione sociologica della fantascienza, generosamente sostenuta da Carlo Fruttero e Franco Lucentini all'epoca della loro venticinquennale direzione della collana "Urania" della Mondadori, perché in linea con il freudiano principio di Realtà che informava l'élite culturale dell'epoca.
Ma niente nasce dal niente. Così anche IF, la quale emerge da antiche passioni e da consolidate attività. Nell'editoriale al primo numero il direttore Carlo Bordoni, noto sociologo della letteratura, scrittore e critico, nonché per vari anni direttore dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, dichiarava senza indugi che IF si richiama alla tradizione del pulp magazine statunitense dei primi anni Cinquanta "if Worlds of Science Fiction" (e non si dimentichi che la prima if si fuse con la mitica Galaxy). Lo stesso Bordoni esordì poi nell'edizione italiana, pubblicata da La Tribuna di Piacenza, nel lontanissimo 1964. Può non dir nulla ai profani, ma gli appassionati sanno bene che intorno a La Tribuna si formò un agguerrito manipolo di studiosi, e che la stessa casa editrice, nella collana La Bussola, pubblicò quasi sempre in anteprima le traduzioni di capolavori di Ray Bradbury, Jack Vance, Muriel Box, Pat Frank, Raymond F. Jones, Chaterine L. Moore, Philip K. Dick o Theodor Sturgeon, solo per citarne alcuni. Per non dire delle copertine d'autore di Herbert Pagani - compianto artista noto anche come cantautore - o di Ernesto Tealdi, entrate nell'empireo della grafica autoriale non meno delle celebri illustrazioni di Karel Thole per "Urania": un'eredità di stile che si nota benissimo nell'impostazione grafica della novella IF. Tali radici spiegano peraltro la presenza tra i collaboratori di Romolo Runcini, decano e massimo esperto italiano di letteratura del Fantastico. Dunque, IF fa "rete" - come si dice oggi - a cominciare dall'editore Marco Solfanelli, già tra gli artefici nei primi anni Ottanta del Premio Tolkien e da sempre appassionato sostenitore di autori borderline, come dimostra il suo ricco catalogo. E ora che di numeri ne sono usciti ben quattro è già possibile tirare un bilancio. Centoventotto pagine per ogni numero, dalla grafica sobria ma raffinata, curata da Piero Orsi, IF si presenta coma una sorta di MicroMega degli studi sulla narrativa "oltreconfine", laddove per confine si intende quello del senso comune, della cronaca e dell'ordinario. Il campo d'azione privilegiato dagli autori di IF (equamente distribuiti fra i saggisti di varia formazione e provenienza, tutti però molto competenti, e i narratori, quasi sempre di provata esperienza) è invece per l'appunto lo straordinario, l'insolito, l'eccezionale; in una parola il Fantastico, così come lo intende Tzvetan Todorov nelle sue seminali ricerche, da Teorie del simbolo a La letteratura fantastica (1970), dove peraltro, come si sa, il grande studioso afferma che il senso del fantastico nasce dall'esitazione del lettore di fronte a un testo che non è né "poetico" e né "allegorico", perché esso è, piuttosto, «… un genere sempre evanescente », caratterizzato appunto dall'indecisione cosciente: in sintesi, uno specchio nero del nostro presente. Questa esplicita impostazione ha permesso di organizzare ogni numero di IF seguendo un nodo tematico, senza però tradire lo spirito di interdisciplinarietà e per così dire di con-fusione che deriva dall'immersione nella surrealtà. Per ora sono usciti i numeri monografici su "Robot & Androidi", "Oltretomba", "Ucronia", "Giallo & Noir" e si attende il prossimo sui "Vampiri & Co", nonché il successivo, dedicato agli "Altrimondi". Più di tutto, però, intriga l'esplicita apertura all'universo della possibilità incondizionata, e proprio questo tratto pone IF senza dubbio all'avanguardia in Italia, ma anche in sintonia con quanto di meglio si va elaborando nella cultura (anche scientifica) internazionale in questo primo assaggio di millennio, e sul quale torneremo in altra sede.
Lo asserisce tra gli altri il noto scrittore e critico Gianfranco de Turris nell'eccellente saggio intitolato "Ucronia o del revisionismo assoluto", che apre il terzo numero dedicato per l'appunto all'"ucronia", termine com'è noto coniato dal filosofo francese Charles Renouvier per indicare un tempo che non esiste ma che ciò nonostante potrebbe esistere, o la cui esistenza ipotetica potrebbe essere collocata in un punto del passato dove si dischiudono vie alternative, cioè dimensioni parallele. In altre parole infiniti piani di esistenza. È un pensiero che dà le vertigini, un concetto alla Fredrick Brown di Assurdo universo, per citare un classico. Ma è anche un'impostazione che - scrive de Turris - implica «… la re-interpretazione della storia passata in base non solo a nuove acquisizioni (documenti, testimonianze), ma a nuove prospettive e punti di vista in precedenza messi al bando», dunque, lanciando a briglia sciolta modi di pensare o di immaginare il tempo storico che contribuiscano a mutare «… la mentalità della gente nei confronti del Fatto compiuto, che assuma la forma di un atteggiamento psicologico diffuso contro l'immutabilità granitica del Reale passato, presente e futuribile».
Ce n'è abbastanza per comporre i punti di un manifesto programmatico alternativo alla vecchia egemonia del vecchio "neo-realismo", poiché il pregio del Fantastico è tutto nell'induzione all'apertura, all'alternativa, ai mille milioni di futuri possibili. Viviamo del resto in un universo "non ergodico", come dicono gli scienziati più avanzati del nostro tempo, vale a dire in un universo delle innumerevoli possibilità. Bisogna solo avere il coraggio di esplorarle. Ben venga quindi una rivista che promuove questo tipo di atteggiamento mentale.


Riccardo Notte

Il Secolo d'Italia
17/07/2010

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